

Con la capacità di indignarsi per ingiustizie piccole e grandi. Con la voglia di combattere per i più deboli, non importa se poi arrivava qualche fregatura, non importa di quale colore fossero gli oppressi da liberare. Non è passato dalle tue parti un cane o un cristiano che avessero bisogno e tu non ti sei fatto in quattro per aiutare. Da quando ospitasti la famiglia nel camper parcheggiato davanti alla redazione del Golfo ai tanti cani e gatti trovatelli che hai adottato tu in attesa che lo facesse qualcun latro, fino alla battaglia per il piccolo Fabrizio alla quale tutti, grazie a te, abbiamo partecipato. Ecco, Domenico, la tua è stata la voce dei piccoli, degli indifesi, di quelli che non hanno le spalle forti, di quelli che si oppongono ai poteri forti. Ogni tuo editoriale era una lezione di giornalismo che ricordava a noi tutti come fare per essere liberi, per non rispondere a logiche diverse da quelle dell’etica e della professionalità di un mestiere che va scomparendo.
Ed anche a casa, ai tuoi figli, ai nipotini hai dato lezioni di amore, per il mondo e per il nostro maledetto mestiere : l’ultima volta che ti abbiamo incontrato è stato al ristorante con Rita e la tua piccola, futura giornalista. Com’eri orgoglioso della nipotina così piccina e già con la grinta di una reporter, che mostrava il suo quaderno con i “pezzi” scritti e da far vedere al suo nonno
E chi ha definito il tuo Golfo un piccolo giornale non ha mai capito niente: 20 anni di amore per la verità, dedizione, tanti piccoli e grandi scoop, mille battaglie ne hanno fatto un quotidiano davvero grande. So che leggerai anche questa lettera e che sarai sempre con noi. Con l’affetto di sempre, Anna Maria
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