giovedì 16 luglio 2009

OPERAZIONE BAIA EMERSA: AGLI ARRESTI DOMICILIARI IL SOPRINTENDENTE ENIRCO GUGLIELMO

Nel corso dell'operazione "Baia emersa" è finito agli arresti domicliari anche Enrico Guglielmo, oggi soprintendente ai beni Architettonici e paesaggistici delle province di Caserta e di Benevento, all'epoca dei fatti (2003-2007) soprintendentente ai Beni architettonici di Napoli. Questo che segue è il comunicato stampa della Procura della Repubblica sull'operazione della Guardia di Finanza:

In data odierna, all’esito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Napoli - Sezione Reati contro la Pubblica Amministrazione - il Nucleo della Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli - Gruppo Tutela Spesa Pubblica - ha eseguito provvedimenti cautelari per reati vari che vanno dall’ associazione per delinquere alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, dalla turbata libertà degli incanti al falso in atti pubblici, episodi criminosi perpetrati sino all’ottobre 2007.
Il Giudice per le Indagini Preliminari ha, in particolare, disposto l’applicazione degli arresti domiciliari in primo luogo nei confronti dell’architetto Enrico GUGLIELMO, all’epoca dei fatti Soprintendente per i Beni Architettonici di Napoli, attualmente Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle province di Caserta e Benevento, al quale sono stati contestati i delitti di associazione a delinquere, di corruzione, di falso ideologico e di turbativa di gara. La stessa misura cautelare è stata altresì applicata nei confronti dell’imprenditore Luigi LUCCI, anch’egli accusato di corruzione, dell’architetto Gianluca GUGLIELMO, nipote del Soprintendente Guglielmo, e dell’ingegnere Mauro FUSCO, collaboratore esterno della Soprintendenza per i Beni Architettonici di Napoli.
E’ stata, invece, disposta la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione di architetto nei confronti degli architetti Giuseppe MONACO, Giuseppe TACCOGNI, Michele BARONE LUMAGA, Massimo PANARESE, Monica PISANI, Valentina SALVI e Teresa TAURO.
Le indagini hanno avuto origine da alcuni esposti che con modalità assai particolareggiate evidenziavano l’esistenza di collusioni tra il soprintendente Enrico GUGLIELMO e l’imprenditore Luigi LUCCI (al quale fanno capo varie imprese specializzate nel settore dei Beni Culturali) che veniva sistematicamente favorito nell’aggiudicazione di appalti di ingente valore.
Sono state così avviate articolate indagini nel corso delle quali sono state raccolte dichiarazioni di pubblici ufficiali che operano nel medesimo settore ed è stato effettuato un capillare servizio di intercettazione telefonica ed ambientale. Nel corso delle investigazioni sono state altresì eseguite perquisizioni domiciliari presso uffici ed abitazioni di pubblici ufficiali e di professionisti: la documentazione sequestrata è stata successivamente analizzata sia dalla Polizia Giudiziaria che da consulenti tecnici individuati dall’A.G. tra i funzionari in servizio presso l’Autorità di Vigilanza dei Lavori Pubblici.
Dall’insieme degli elementi così raccolti è emerso un grave quadro indiziario nei confronti del Soprintendente GUGLIELMO che, secondo la ricostruzione accusatoria, ha rappresentato per anni il punto di riferimento di una molteplicità di interessi illeciti e ha piegato le proprie attribuzioni a finalità di arricchimento personale.
Innanzitutto, dalle indagini sono emersi rapporti privilegiati tra il Soprintendente GUGLIELMO e l’imprenditore LUCCI, al quale è stato sostanzialmente consentito di esercitare una stabile egemonia nelle aggiudicazioni e negli affidamenti relativi agli appalti ricompresi nel PIT Campi Flegrei[1]. Ciò è risultato, in particolare, in relazione alla gara per il restauro e la valorizzazione del Castello di Baia (bandita nel 2002 per un importo pari ad euro 12.146.766,34), in ordine alla quale gli accertamenti tecnici hanno dimostrato che -nonostante fossero state riscontrate anomalie nell’offerta della “Lucci Salvatore Impresa di Costruzioni s.r.l.”- il Soprintendente GUGLIELMO si era adoperato affinché la gara medesima fosse aggiudicata all’impresa di LUCCI. In altre occasioni il Soprintendente aveva consentito che imprese riconducibili, direttamente o indirettamente, a Luigi LUCCI venissero invitate e comunque partecipassero alle medesime gare per l’aggiudicazione di lavori, determinando in tal modo un’obiettiva alterazione della regolarità della procedura (si fa riferimento, ad esempio, ad una gara relativa al Real Albergo dei Poveri di Napoli e ad un appalto relativo al Sito Reale Borbonico di Portici). Infine si è dimostrato che il Soprintendente GUGLIELMO ha spesso esercitato la propria consolidata influenza anche nell’ambito della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli - ove in passato aveva lavorato - per orientare le scelte dei funzionari in favore delle imprese di LUCCI. Va anche sottolineato che l’imprenditore aveva realizzato un illecito edilizio in zona vincolata sotto il profilo archeologico senza che fossero adottate iniziative nei suoi confronti, anche con riferimento al mantenimento di rapporti contrattuali con la stessa Soprintendenza.
Attraverso approfonditi accertamenti bancari si è, inoltre, accertato che LUCCI ha anche ricompensato GUGLIELMO per la costante strumentalizzazione del proprio ufficio in suo favore attraverso l’erogazione di una quota (pari a poco meno di 40.000 euro) della provvista finanziaria utilizzata per acquistare un’imbarcazione, mascherandosi la complessiva operazione attraverso molteplici trasferimenti bancari di somme di denaro che hanno coinvolto anche altre persone.
Ulteriori aspetti di illiceità emersi dalle indagini riguardano le costanti interferenze di GUGLIELMO nelle procedure di gara per l’affidamento di determinati incarichi professionali; concordando, infatti, con i partecipanti alla gara l’importo dei ribassi, egli riusciva ad assicurare che tali incarichi venissero assegnati a soggetti a lui collegati: si fa riferimento alla gara per l’affidamento dell’incarico di “responsabile per la sicurezza in fase di esecuzione dei lavori di adeguamento del sistema antincendio del Palazzo Reale di Napoli”, a quella per l’affidamento dell’incarico di “coordinamento per la sicurezza dei lavori di restauro del Teatro di Corte del Palazzo Reale di Napoli” e - ancora con riferimento al Castello di Baia - a gare per l’affidamento di incarichi professionali in relazione all’allestimento delle sale museali, al restauro del Padiglione Cavaliere, al completamento degli scavi archeologici.
Anche in relazione a tali illeciti, dalle investigazioni è emerso che Guglielmo ha ricevuto compensi indebiti e che ciò è avvenuto attraverso l’emissione di fatture per prestazioni inesistenti da parte della STUDIO 3 s.a.s., società di servizi – ubicata in locali di proprietà di GUGLIELMO - di cui il Soprintendente è risultato socio occulto: in particolare, egli ha ricevuto da taluni professionisti dazioni di somme di denaro che in modo fittizio sono state correlate al pagamento di prestazioni effettuate dalla menzionata società di servizi, come nel caso di una dazione di euro 33.000, costituenti il corrispettivo della complessiva attività contraria ai doveri d’ufficio posta in essere da GUGLIELMO, il quale aveva autorizzato – per quanto di competenza della Soprintendenza per i Beni Architettonici di Napoli - gli interventi previsti nel progetto che lui stesso aveva realizzato per il restauro di Palazzo d’Avalos e che risultava formalmente redatto da altro architetto per conto della società VASTO Srl.

E’ da evidenziare, infine, che un decisivo apporto alle indagini è stato fornito dai servizi di intercettazione telefonica che, anche in questo caso, si sono rilevati strumenti indispensabili e insostituibili per l’accertamento delle responsabilità nelle complesse investigazioni riguardanti i reati contro la Pubblica Amministrazione.

Allegato al Comunicato stampa della Procura della Repubblica di Napoli in data 16 luglio 2009 -

La misura cautelare degli arresti domiciliari è stata emessa nei confronti di
1) GUGLIELMO Enrico, nato a Napoli il 9.5.1946;
2) LUCCI Luigi, nato a Bacoli il 24.11.1954;
3) GUGLIELMO Gianluca, nato a Napoli il 23.6.1968;
4) FUSCO Mauro, nato a Napoli il 9.5.1959.

La misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione di architetto è stata emessa nei confronti di:
5) MONACO Giuseppe, nato a Napoli il 4.11.1957;
6) TACCOGNI Giuseppe, nato a Napoli l’11.8.1964;
7) BARONE LUMAGA Michele, nato a Napoli il 22.6.1955;
8) PANARESE Massimo, nato a Napoli il 4.2.1970;
9) PISANI Monica, nata a Napoli il 12.4.1961;
10) SALVI Valentina, nata a Salerno il 29.1.1970;
11) TAURO Teresa, nata a Castellana Grotte (BA) il 24.10.1956.

[1] Si tratta del cd. “Progetto Integrato Campi Flegrei” (PIT Campi Flegrei), inserito nel Programma Operativo Regionale della Campania 2000/2006 (POR Campania), ed al quale erano stati destinati 206 milioni di euro (di cui 133 provenenti dai fondi strutturali dell’Unione Europea, impiegati secondo le linee strategiche delineate nel POR Campania). Tale documento era stato approvato nel 2003 dalla Giunta regionale della Campania affinché –attraverso un articolato piano di opere- si procedesse alla conservazione ed alla valorizzazione del patrimonio storico-culturale delle aree dei Comuni di Bacoli, Pozzuoli, Quarto e Monte di Procida.

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