
Un patto scellerato per gestire il gioco in mezz'Italia: sale Bingo, scommesse ippiche e sportive, macchinette per il poker. Lo hanno scoperto i Finanzieri che con l'operazione Ermes,coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia hanno messo le manette a 29 persone e sequestrato beni per almeno 150 milioni di euro in 10 regioni d'Italia.
Sono 100 in tutto gli indagati e sono state sequestrate 39 scoietà, 23 ditte individuali, 100 immobili. Ecco le sale Bingo coinvolte nell'inchiesta e messe sotto sequestro: Cassino, Sant'Arpino, Milano (viale Zara), Cernusco sul Naviglio, Lucca, Padova, Brescia, Ferentino, Cologno Monzese, Cremona e Teverola che è la 3. d'Italia. Sequestrate anche le quote della società Betting 2000. Tra gli organizzatori di questo colossale affare economico che serviva a riciclare soldi ci sarebbe Renato Grasso, napoletano, referente per la parte "giochi" e per quella camorra e Antonio Padovani, considerato referente della cosca mafiosa dei Madonia, già arrestato qualche settimana fa.
Il Sistema Grasso, come lo hanno chiamato gli investigatori della Fiamme Gialle, si occupava di riciclare attarverso la gestione di sale per il gioco del Bingo, scommesse e videopoker ingenti capitali di origine illecitain mezz'Italia. Questo comportava diversi tipi di accordo: i Casalesi, per esempio avrebbero stretto rapporti più saldi con Grasso ed alcuni suoi parenti coinvolti nell'Operazione Ermes, come anche i Misso e i Mazzarella. Ma i collegamenti anche con altri clan sarebbero provati dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali che hanno visto contatti fra gli espoennti di molti gruppi criminali. Nel corso delle indagini ci sono stati altri arresti: nel 2006 per una fuga di notizie venne arrestato per violazione del segreto d'ufficio e per corruzione Pietro Bruno, un Maresciallo che sarebbe entrato abusivamente nel server del Ros per acquisire informazioni sulle indagini su Grasso e sul clan dei Casalesi. Arrestati anche due altri militari, Luigi Di Serio e Luigi Cocozza, che prestavano servizio presso la Compagnia di Casal di Principe per favoreggiamento nei confronti di esponenti del clan dei Casalesi
I reati contestati vanno dall'associazione di tipo mafioso, all'estorsione, alla truffa allo Stato, al riciclaggio di denaro sporco, alla corruzione di pubblici ufficiali.
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