lunedì 6 aprile 2009
TERREMOTO. 29 ANNI DOPO E NONOSTANTE IL SISMA
Quando ho sentito il letto ballare ho pensato: "Ci risiamo". Poi ho sentito gli stessi rumori di quel maledetto 23 novembre dell'80. Mio marito ed io ci siamo stretti, ho pensato: è interminabile. Non so quanti secondi sia durata la scossa, se era una o più d'uno, so solo che tremavo. Tutto mi pareva che scricchiolasse, era come un rumore ritmico, un ticchettìo molesto. E le porte dell'armadio che danzavano, con un cigolio sinistro. Sembra una frase fatta ma quei pochi secondi mi sono sembrati davvero un'eternità. La mente è tornata indietro: una giornata calda come quelle dei giorni passati, e quella strana sensazione. Il mal di testa. La "manina" che mi attanagliava lo stomaco. La notizia di una scossa di terremoto nell'Appennino. Oggi come ieri. Quella sera, domenica sera, ero al Vomero come ieri. Pomeriggio del 23 novembre: sentii dei rumori, tutto scricchiolare, lo specchio del bagno vacillare. Vetri rotti e traffico impazzito. Ecco, il traffico: stavolta non è impazzito. E non perchè i napoletani hanno scoperto subito che l'epicentro è in Abruzzo, dalle parti dell'Aquila. No, ma perchè ormai abituati. Anche se non ci si abitua mai a queste cose, anche se il mio pensiero va alle zone colpite dove spero che le prime notizie siano state solo allarmanti inutilmente e che non ci siano vittime, io ormai sono abituata. Ho tremato come tremava la mia casa, ma quando il terremoto si è fermato, mi son fermata anch'io. Quella notte dormimmo tutti fuori di casa, in macchina. Conoscemmo persone che abitavano a ieci metri da noi e che io non avevo mai visto. Ognuno, la mattina dopo, dava quello che poteva: chi aveva il termos del caffè, chi aveva miracolosamente recuperato latte e biscotti. Un momento di soldiarietà. Stavolta, dopo la paura, ho chiamato la mia redazione, ho messo un post sul mio blog ed ho recuperato la tranquillità. Nonostante il sisma.
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